venerdì 3 febbraio 2012

Il bandoneon, strumento dall'anima inquieta...

Oggi dedichiamo qualche parola ad uno strumento che attualmente è stato rivalutato dai giovani: il bandoneón, chiamato bandonion dal suo inventore, ovvero il musicista tedesco Heinrich Band (1821-1860). E' uno strumento musicale della famiglia degli strumenti ad ancia, con mantice, come la concertina e la fisarmonica; può essere diatonico o cromatico. Il bandoneón è lo strumento fondamentale delle orchestre di tango argentine.
Nacque originariamente come strumento per la musica sacra, per accompagnare i canti durante le processioni, in contrasto con il suo parente più prossimo, la Concertina (Konzertina), strumento considerato più popolare. Gli emigranti tedeschi portarono questo strumento con loro, all'inizio del XX secolo, in Argentina, e qui rapidamente incontrò grande successo, e fu presto inserito nel contesto della musica locale... Piazzolla non avrebbe mai immaginato di avere un tale successo con uno strumento dall'anima così burrascosa e controversa.
Come la concertina, il bandoneón si suona tenendolo compostamente fra le mani, comprimendone ed espandendone il mantice e premendone con le dita i tasti.
Il bandoneón porta su entrambi i lati dei bottoni: ne ha 38 per il registro acuto e 33 per il grave. Ogni tasto emette un suono, e per comporre un accordo è necessario premere più tasti contemporaneamente.


Il bandoneón di Alfred Arnold è molto famoso! Molti dei bottoni del bandoneón diatonico (o meglio bisonoro) generano note diverse quando premuti aprendo il mantice rispetto a quando sono premuti durante la chiusura. Ciò significa che ogni gruppo di tasti ha in effetti due schemi di esecuzione: uno per le note in apertura ed uno per le note in chiusura. Giacché i tasti di pertinenza di una mano sono differenti da quelli dell'altra mano, si devono dunque imparare quattro differenti posizioni dei tasti per riuscire a suonare lo strumento.
Inoltre, nessuno di tali schemi presenta una sequenza scalare di note, alcuni dei tasti adiacenti sono disposti a formare triadi: per esempio, i bottoni sotto tre dita vicine possono produrre i suoni LAb, DO e MIb quando lo strumento è compresso, e SOL, SIb e REb quando è aperto. Questo rende più facile eseguire una semplice melodia con I-V armonia, ma abbastanza difficoltoso suonare dei passaggi scalari elaborati.

Il bandoneon di Castellina
Il bandoneón cromatico ha una struttura interna ed esterna sostanzialmente identica al bandoneón diatonico, ma la corrispondenza tra bottoni e suoni è diversa: premendo un bottone si ha la stessa nota sia aprendo il mantice che chiudendolo. La disposizione dei bottoni segue una logica cromatica, per cui la progressione avviene per gruppi di tre bottoni tipo DO-DO#-RE poi RE#-MI-FA, eccetera.
Il bandoneón è conosciuto fra i tangueros come "fuelle", "mantice, soffietto": e il fuelle è l'anima delle orchestre di questo genere. Un tango di Pascual Contursi (testi) e Juan Bautista Deambroggio (musica), composto nel 1928 e che Carlos Gardel incorporò nel suo repertorio, tratta già il bandoneón come un figlio adottivo: "Bandoneón arrabalero, / viejo fuelle desinflado, / te encontré como a un pebete / que la madre abandonó" ("Bandoneón dei sobborghi, vecchio soffietto sgonfio, ti ho incontrato come un bimbetto che la madre ha abbandonato"). Il bandoneon è conosciuto nel mondo per le incisioni del famosissimo Astor Piazzolla, che verrà sempre associato a questo strumento oltre che per le sue collaborazioni con le più famose star del panorama internazionale. Il nuevo tango di Piazzolla è diverso dal tango tradizionale perché incorpora elementi presi dalla musica jazz e fa uso di dissonanze e altri elementi musicali innovativi; Piazzolla ha inoltre introdotto, a partire dal "Conjunto Electronico", l'uso di strumenti che non venivano utilizzati nel tango tradizionale, come l'organo Hammond, il flauto, la marimba, il basso elettrico, la batteria, le percussioni, la chitarra elettrica. Con questo organico, integrato dalla sezione d'archi, nel maggio 1974 ha realizzato a Milano Libertango, uno dei suoi dischi più noti.

La cover originale del 45 giri dei Kaoma
Dopo un periodo di oblio, arriva il ballo proibito: la Lambada, forse precorrendo troppo i tempi in un'Italia che, sebbene reduce dai libertini anni 80... "Lambada" è il nome di un ballo brasiliano omonimo della canzone Lambada. Si ritiene che la melodia nasca dalla musica zouk tipica delle Antille.
È un ballo fortemente erotico dove le gambe dei due ballerini sono disposte in modo che una coscia di ciascuno dei due partner finga di sfregare sugli organi sessuali dell'altro partner durante la danza. Si diffonde in tutto il mondo alla fine degli anni ottanta, quando la canzone Lambada, cantata in portoghese dal gruppo francese Kaoma, vende più di cinque milioni di dischi in tutto il mondo nel 1989. Lo strumento caratteristico utilizzato era il bandoneon. In tal caso però si trattò di una traduzione non autorizzata e adattata al ritmo di lambada di "Llorando Se Fue" (1984; Piangendo fuggì), un brano acustico del gruppo di musica andina boliviana, Los Kjarkas, che intentarono e vinsero un processo per plagio. Infatti il vero autore della canzone è il boliviano Ulises Hermosa Virreira, leader del gruppo "Los Kjarkas", morto di leucemia nel '92. Ci fu anche un film dedicato alla Lambada ma nonostante una trepidante attesa da parte del pubblico, non ebbe molto successo.
Qui la tradizione argentina venne riscoperta alla fine del 1989 da Roberto Giraldi in arte Castellina (dal nome del paese di origine) con un brano per le discoteche Madame Cin Ciù (lambada), in contemporanea con la Lambada ufficiale dei Kaoma... e successivamente dal 1994, io stesso prendo questo fardello, proprio in un periodo difficile in cui la Lambada iniziava a tramontare, qualcosa dentro di me diceva "quel ballo in disuso non può portare con sè nel dimenticatoio anche il bandoneon"... anche se oggi esistono tantissimi bravi e giovani talenti che in seguito si sono lasciati trasportare dal fascino di questo strumento. Possiedo sia il bandoneon originale di Roberto Giraldi (cromatico) che uno strumento Made in Castelfidardo per il mercato degli Stati Uniti, chiamato "Stradivarius" (diatonico), molto spettacolare ma difficilissimo da suonare (oltre che molto pesante)... l'estetica invece è davvero curatissima ed accattivante!

Il bandoneon Stradivarius di Massimo Castellina
Questo Stradivarius, oltre all'amplificazione interna, ha anche due registri (cosa insolita tra i bandoneon), l'ampio mantice rifinito con celluloide bianca, disegni perfetti, incastonatura delle perline fatta a dovere, meccanica perfetta, voci italiane molto potenti e armoniose, valigia per supporto piede molto resistente. Questo strumento particolare, dalle melodie quasi diaboliche porterà per sempre con sè un'aura di mistero e di fascino peccaminoso... proprio come il tango argentino.
Massimo Castellina

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