giovedì 23 febbraio 2012

Massimo Castellina, Nostalgia di un amore, nostalgia degli anni 90...


Nostalgia di un'epoca storica: gli anni 90... questa è la scannerizzazione di una copertina di una musicassetta prodotta dalle Edizioni Italian Style di Panattoni Mauro, fuori produzione, un pezzo da collezione. Da questa musicassetta del 1992 abbiamo recentemente riproposto "RITMO DELL'AMORE", una Lambada che scrissi insieme a Nadia Pallaro (la vocalist dell'epoca, mia coetanea). Questa musicassetta ebbe un successo incredibile, difficile da riproporre ai giorni nostri, proprio perchè la gente sapeva apprezzare la genuinità, le piccole cose, andava a ballare per divertirsi, non pretendeva eseguzioni a livello sanremese da parte delle orchestre...
In quell'epoca tutto era più facile... e tutto era più bello, chi non ha vissuto quel periodo storico, difficilmente può capire le differenze tra il 1992 ed il 2012... con una visione retrospettiva, mi sembrano quasi "gli anni 60"...
Massimo Castellina

venerdì 10 febbraio 2012

Disclaimer

CASTELLINA E' UN MARCHIO REGISTRATO !
Diffidiamo agenzie ed enti organizzatori ad utilizzare questo marchio scritto esclusivamente con la singola parola "Castellina" se non legato esclusivamente alla persona di Massimo Castellina.

giovedì 9 febbraio 2012

Serena Stanzani, Chèrie...


Cari lettori del mio Blog Ufficiale, vi presento (squilli di trombe) mia sorella: Serena!
Colpo di scena! Da dove salta fuori questa misteriosa sorella? Ovviamente la nostra è una fratellanza "adottiva", l'ho conosciuta per caso nei social network ma ha saputo fare breccia nella mia sensibilità immediatamente... raramente mi soffermo così tanto sulle potenzialità di un talento ancora in embrione che quando esploderà travolgerà tantissimi falsi miti.
Serena Stanzani (12/02/1993) è una bravissima cantante, scrittrice, attrice, musicista, sa fare di tutto, un vero talento in tutte le discipline e, quando l'ho conosciuta, ho subito pensato che avrà un grande avvenire in modo pulito (cosa assai rara al giorno d'oggi), bisogna averci a che fare per capire fino in fondo le mie parole, che non sono affatto di parte, anzi rappresentano una visione razionale della sua mente.
Tra me e lei nasce un grande legame che non poteva più essere ridotto ad una semplice amicizia... ed infatti ci siamo reciprocamente "adottati", un enorme feeling e grande intesa artistica, al punto da arrivare ad un traguardo Sanremese, per me inatteso, proprio adesso nel 2012, di cui pubblicherò le foto che verranno scattate al Palafiori nel mese di Febbraio.
Un cervello sempre in un continuo "lavoro" di ricerca, un talento nel coniare nuove parole di sua invenzione, occhi che rivelano un'anima tormentata in un mondo fatto di superficilaità, un viso che esprime candore e semplicità... questo è riuscire ad esprimere le proprie emozioni con il look, il corpo e con la mimica facciale, recentemente mi sono recato presso le librerie per acquistare il suo secondo libro ma... una sorella non poteva non regalare al proprio fratello il suo ultimo capolavoro: "Chèrie".



Dal Settembre 2010 studia canto con l'Insegnante Loretta Martinez presso la Melody Music School di Roma ma già prima a Gennaio segue a Milano il corso di formazione per insegnanti di canto del metodo VMS (Vocal Music System) con la Professoressa Loretta Martinez.
Nel 2010- 2011 ha frequentato il Village Music Lab Academy a Scafati (SA), dove ha seguito lezioni di recitazione con il Maestro Corrado Taranto, canto e tecnica vocale con il M° Fabrizio Palma (Amici) oltre a logopedia, linguaggio scenico e composizione.


Attualmente frequenta il secondo anno del “Village Music Lab Academy” a Caserta, seguita dal Discografico CHARLIE RAPINO.
Ad Agrigento ha studiato recitazione con il Maestro Marco Savatteri e ha frequentato un corso di dizione con la compagnia Evaduarte. In passato ha pure studiato per tre anni danza classica e moderna.
Dopo aver partecipato a numerosi festival Regionali e Nazionali (finalista al Festival di Saint Vincent e al Premio Mia Martini...etc.) ha vinto la prima edizione dello Star Music Festival 2011 (www.starmusicfestival.it) Premio Primo Classificato, consistente in una borsa di studio presso la “Melody Music School” di Roma del valore di 2.500 euro, la registrazione e diffusione su scala nazionale di un brano inedito. Premio Migliore Interpretazione; Premio Progetto Casa Sanremo, grazie al quale si esibirà al Palafiori di Sanremo il 17 Febbraio 2012, durante la conferenza stampa della Prof. Rita Speranza, che pubblicizzerà la seconda edizione dello “Star Music Festival”.
In data 30/08/2011 ha preso parte alle riprese del film/documentario Terra Matta, prodotto dalla “Stefilm” di Torino(tratto dall’omonimo romanzo di Vincenzo Rabito pubblicato da Einaudi) per la regia di Costanza Quatriglio.


Nel 2010 vince il CANTAGIRO, classificandosi al primo posto per la sezione Videoclip con il suo video girato da Omar Bolognesi, del brano inedito "Dire Sempre o Dire Mai" di Stefania e Carmelo Labate (attuale chitarrista e arrangiatore di Ivana Spagna).
Nel Novembre 2010 pubblica la sua prima opera letteraria, "I am in Wonderland - pensieri e parole"; una raccolta di aforismi e riflessioni che “creano e distruggono immagini rievocate da sentimenti impolverati”, pubblicata dalla casa Editrice "Edizioni La Gru" di Padova.
Nel Novembre 2011 esce la sua seconda opera operaletteraria, "Chèrie, cest magnifique”, pubblicata da “Edizioni La Gru” di Padova. "Chèrie” è una poesia-non poetica Cinica, passionale, violenta. La personificazione della vanità; è ambigua e perfettamente elegante. E’ peggio di una donna, il senso del melodramma.
L’autrice dà corpo ad una personalità viziosa che porta allo spasimo ogni forma di trasporto emotivo e che, molto spesso, si discosta dall’autobiografia.



Il suo motto è "Vorrei, se non vivere di arte, limitarmi anche solo a conoscerla". (Serena Stanzani)
Massimo Castellina

mercoledì 8 febbraio 2012

Psicologia dei social network

Ormai questo blog esprime chiaramente la mia personalità, fatta non solo di musica ma di molteplici interessi e oggi approfondiremo una parte del vasto tema dei Social Network... e del loro effetto sulla psiche. Facebook è un social network, una rete sociale. In sè racchiude l'essenza di quanto c'è di positivo in internet, cioè l'elevazione all'ennesima potenza della quantità e della velocità con cui si possono scambiare dati, anche quando tali "dati" rappresentano "un'amicizia". Mi sono però posto il problema riguardante la possibilità che possa racchiudere anche gli svantaggi di internet, primo tra tutti, "l'overload informativo". E' questa la grande illusione dei social network. La velocità e la facilità con cui le "amicizie" si possono moltiplicare praticamente all'infinito può trarre, anzi, con ogni probabilità trae in inganno molti utenti. E' l'ennesima trasposizione nella realtà virtuale di un pezzo di realtà concreta. Ma quanto, la realtà virtuale, rispecchia in questo caso quella concreta? Non stiamo cadendo forse tutti nell'illusione che si possano costruire vere relazioni interpersonali seduti davanti a un computer? Personalmente credo sia un rischio... Uso internet per lavoro, per comunicare, per informarmi, per promozione e come risorsa ricreativa, lungi da me dunque l'idea di parlarne male, ma quando sono le relazioni interpersonali a essere messe a rischio credo sia il caso di non trascurare un certo tradizionalismo. Apprendiamo a rapportarci con gli altri in un ambiente reale, concreto, e sulla base di queste prime relazioni costruiamo il modello, funzionale in molti casi, disfunzionale in altri, sul quale edifichiamo tutta la nostra successiva vita sociale. Vedo ora nei social network il rischio di un overload sociale. Al pari di quanto è facile e veloce ottenere e fornire informazioni, si potrebbe pensare che sia altrettanto facile e veloce costruire quella rete sociale di cui tutti abbiamo bisogno, ma che per funzionare ha necessità di rispettare i modelli sui quali abbiamo appreso a costruirla. Esattamente come per l'eccesso di informazioni, la maggior parte delle amicizie virtuali create in questo modo potrebbero essere false, superficiali o perfettamente inutili. Non escludo che in un prossimo futuro "gibsoniano" internet non entri nelle nostre vite fin dalla culla, ma per ora non siamo ancora a quel punto, e mi spaventa alquanto l'idea che ci si possa un giorno arrivare. L'impressione che si sta diffondendo attraverso i social network è inoltre quella di rappresentare un buon surrogato della televisione. Prima di internet l'obiettivo di molti, soprattutto giovani, era trovare un posto in TV per dimostrare al mondo, o forse solo a sè stessi, di esistere. Oggi, in quello che è sicuramente destinato a diventare il mezzo di comunicazione di massa del ventunesimo secolo, questo obiettivo è a portata di mano per tutti. Un profilo su Facebook non si nega a nessuno, e nessuno sembra voler rinunciare a far sapere al resto del mondo (almeno quello che usa internet), che esiste, che c'è, e soprattutto cosa ha fatto la sera prima!
Massimo Castellina

martedì 7 febbraio 2012

Psicologia: Disturbo Ossessivo-Compulsivo

La diagnosi di disturbo ossessivo-compulsivo prevede, utilizzando i criteri diagnostici del DSM-IV, la presenza di cinque criteri generali (A, B, C, D, E):

    A) presenza di ossessioni e/o compulsioni come descritti dai seguenti criteri:

        Ossessioni
        1) pensieri, impulsi o immagini ricorrenti e persistenti, vissuti, in qualche momento nel corso del disturbo, come intrusivi o inappropriati, e che causano ansia o disagio marcati;

        2) i pensieri, gli impulsi, o le immagini non sono semplicemente eccessive preoccupazioni per i problemi della vita reale;

        3) la persona tenta di ignorare o di sopprimere tali pensieri, impulsi o immagini, o di neutralizzarli con altri pensieri o azioni;

        4) la persona riconosce che i pensieri, gli impulsi, o le immagini ossessivi sono un prodotto della propria mente (e non imposti dall'esterno);

        Compulsioni
        1) comportamenti ripetitivi (per es., lavarsi le mani, riordinare, controllare), o azioni mentali (per es., pregare, contare, ripetere parole mentalmente) che la persone si sente obbligata a mettere in atto in risposta ad un'ossessione, o secondo regole che devono essere applicate rigidamente.

        2) i comportamenti o le azioni mentali sono volti a prevenire o ridurre il disagio, o a prevenire alcuni eventi o situazioni temuti; comunque questi comportamenti o azioni mentali non sono collegati in modo realistico con ciò che sono designati a neutralizzare o a prevenire, oppure sono chiaramente eccessivi.

    B) in qualche momento nel corso del disturbo la persona ha riconosciuto che le ossessioni o le compulsioni sono eccessive o irragionevoli (questo non si applica ai bambini).

    C) Le ossessioni o compulsioni causano disagio marcato, fanno consumare tempo (più di un'ora al giorno), o interferiscono significativamente con le normali abitudini della persona, con il funzionamento lavorativo (o scolastico), o con le attività o relazioni sociali usuali.

    D) Se è presente un altro disturbo dello stesso asse (dsm-iv), il contenuto delle ossessioni o delle compulsioni non è limitato ad esso.

    E) Il disturbo non dovrebbe essere dovuto agli effetti fisiologici diretti di una sostanza o di una condizione medica generale.

    lo psicologo può utilizzare la specificazione "con scarso insight" qualora per la maggior parte del tempo, durante l'episodio attuale, la persona non riconosce che le ossessioni e compulsioni sono eccessive o irragionevoli.

Psicologia Emotocognitiva e Cura Psicologica di Riabilitazione del DOC
Caratteristiche fondamentali del disturbo ossessivo-compulsivo sono l'eccessivo tentativo di controllo, gli elevati stati d'ansia, i pensieri intrusivi, ed eventuali rituali (comportamenti o pensieri che la persona non riesce a controllare).

La maggior parte delle persone che soffrono di un disturbo ossessivo-compulsivo ritengono i propri pensieri e comportamenti assurdi; è questo il principale motivo per cui tendono a nascondergli agli altri. Rivelare il proprio problema può produrre un notevole imbarazzo. Così, come capita in molti problemi del gruppo "ansioso" anche nel disturbo ossessivo-compulsivo una delle strategie che attiviamo più spesso è quella dell'evitamento. Chi ne soffre può ridurre molte attività in cui sono necessarie relazioni sociali. Gradualmente si può addirittura arrivare ad un vero e proprio isolamento.

Incomprensione ed imbarazzo sono sentimenti tipici e frequenti come la paura di essere pazzi o di impazzire. Anche in questo caso l'imbarazzo o l'idea che il problema non possa essere risolto psicologicamente ci fa evitare anche di andare da uno psicologo professionista esperto in disturbo ossessivo-compulsivo. L'intervento psicologico invece è in grado di aiutare il paziente nella riduzione della maggior parte dei sintomi associati al disturbo.
Per il DOC la psicologia emotocognitiva ha messo a punto degli interventi di pura riabilitazione psicologica, quindi senza farmaci e senza psicoterapia, tesi alla riduzione dei comportamenti ossessivi e rituali quindi recuperando quelle funzioni e abilità che risultano compromesse nella persona tale da impedire un normale ed auspicabile svolgimento della vita quotidiana.
La riabilitazione psicologica secondo le linee guida della psicologia emotocognitiva si base su metodologie psicoeducative tese a scardinare quelle convinzioni errate sul funzionamento psicofisiologico dell'organismo che, per la teoria emotocognitiva, sono alla base del mantenimento del "loop disfunzionale" (Baranello, 2006), un circuito chiuso per il quale si sperimenta che ogni tentativo messo in atto dalla persona per risolvere il problema in realtà sembra mantenerlo e peggiorarlo. L'obiettivo della riabilitazione psicologica è quindi scardinare tale loop e ripristinare un normale funzionamento psicologio. Nel paziente con ossessioni e compulsioni esistono dei comportamenti sia propri, sia delle persone che stanno intorno alla persona che ne soffre, che, quindi altro non fanno che alimentare il problema nonostante le migliore intensioni di risolverlo! Ogni tentativo di controllo sul sintomo ossessivo o compulsivo drasticamente non funziona facendo sprofondare il paziente verso una percezione di sé e del mondo tendenzialmente depressiva o pessimista. La sensazione di impotenza, di incapacità a farcela sono all'ordine del giorno.
I sintomi possono essere oggi risolti con interventi di riabilitazione piuttosto brevi, mirati all'armonizzazione dei processi di organizzazione psicologica e allo sblocco del loop disfunzionale. La durata dell'intervento è piuttosto variabile e dipende da quanto il problema sia aggravato da altre condizioni e soprattutto da quanto il paziente abbia compliance al trattamento riabilitativo. Mediamente i tempi per la remissione delle principali abilità compromesse si aggirano sulle 10 sedute più un processo di mantenimento. Le sedute, secondo l'approccio emotocognitivo, non vengono svolte a cadenza fissa, non esiste un setting fisso quindi, ma sono a frequenza variabile in relazione della risposta del soggetto al trattamento psicologico riabilitativo.
Attraverso quindi strumenti sanitari come il colloquio psicologico, utilizzando metodologie psicoeducative è possibile oggi perseguire in modo proficuo gli obiettivi di riabilitazione. L'orientamento di psicologia emotocognitiva fornisce quindi agli strumenti sanitari a disposizione dello psicologo la possibilità di essere organizzati in modo sempre più proficuo per la riabilitazione psicologica del paziente con diagnosi di disturbo ossessivo-compulsivo, quindi come è evidente senza uso di psicofarmaci e senza psicoterapia. L'intervento psicologico secondo l'orientamento di psicologia emotocognitiva è focalizzato realmente sul qui-e-ora, non indaga il passato né presunte quanto arbitrarie cause inconsce, non focalizza l'attenzione né sulle relazioni né su ipotetiche strutture di personalità ma è esclusivamente orientato sui processi psicofisiologici che, nel momento attuale, sono alla base del mantenimento del problema e che se perpetuati potrebbero aggravarlo; è quindi un trattamento basato sul presente ed orientato al futuro. Secondo le scoperte del Dott. Marco Baranello alla base di ogni disturbo psicologico ci sarebbe sempre una stessa causa che è contingente con la manifestazione sintomatologica e che quindi agisce esclusivamente nel qui-e-ora dei processi organizzativi psicofisiologici indipendentemente dai contenuti simbolici. L'attenzione è infatti rivolta al processo organizzativo anziché al contenuto.
Per Baranello, infatti, l'attenzione al contenuto simbolico tipico della psicoterapia, da cui la teoria emotocognitiva prende nettamente le distanze, tenderebbe ad alimentare il pensiero sul pensiero ovvero il pensiero ossessivo di conseguenza cronicizzando il disturbo anziché risolverne i sintomi e riabilitare la persona, così, spesso, anche gli psicofarmaci entrano a far parte del "loop disfunzionale" e la persona si trova a sperimentare la sensazione che, nonostante gli psicofarmaci non stiano risolvendo il disturbo, la loro sospensione potrebbe aggravarlo, instaurando così un circuito chiuso di dipendenza psicologica dal farmaco, anche in assenza di evidenze in termini di remissione reale dei sintomi e del disturbo. Quando il farmaco funziona deve poter permettere al paziente di farne a meno in quanto l'obiettivo dovrebbe essere un ripristino delle normali funzioni del soggetto. Allo stesso modo gli interventi psicologici devono poter produrre effetti evidenti di riabilitazione e non dare la sensazione di dover dipendere da un professionista della salute. La cura della persona non è soltanto una procedura è soprattutto una finalità, l'obiettivo di ogni intervento sanitario.
In alcuni ambienti, è necessario ricordarlo, quando il contenuto delle "ossessioni" può sembrare delirante o bizzarro, il problema venga associato a disturbi di altra natura come i disturbi di area "psicotica" o a disturbi schizotipici. Il clinico non dovrà lasciarsi "ingannare" dal contenuto delle ossessioni, cosa su cui la psicologia emotocognitiva non focalizza mai la propria attenzione, ma dal processo organizzativo. La paura per il contenuto del pensiero da parte del paziente è un indice che può orientare verso una diagnosi ossessivo-compulsiva anziché verso diagnosi di area psicotica. Questo è importante ed il clinico esperto non può tenere conto del contenuto del pensiero su cui fin troppo è focalizzata già l'attenzione del paziente.
Massimo Castellina

venerdì 3 febbraio 2012

Il bandoneon, strumento dall'anima inquieta...

Oggi dedichiamo qualche parola ad uno strumento che attualmente è stato rivalutato dai giovani: il bandoneón, chiamato bandonion dal suo inventore, ovvero il musicista tedesco Heinrich Band (1821-1860). E' uno strumento musicale della famiglia degli strumenti ad ancia, con mantice, come la concertina e la fisarmonica; può essere diatonico o cromatico. Il bandoneón è lo strumento fondamentale delle orchestre di tango argentine.
Nacque originariamente come strumento per la musica sacra, per accompagnare i canti durante le processioni, in contrasto con il suo parente più prossimo, la Concertina (Konzertina), strumento considerato più popolare. Gli emigranti tedeschi portarono questo strumento con loro, all'inizio del XX secolo, in Argentina, e qui rapidamente incontrò grande successo, e fu presto inserito nel contesto della musica locale... Piazzolla non avrebbe mai immaginato di avere un tale successo con uno strumento dall'anima così burrascosa e controversa.
Come la concertina, il bandoneón si suona tenendolo compostamente fra le mani, comprimendone ed espandendone il mantice e premendone con le dita i tasti.
Il bandoneón porta su entrambi i lati dei bottoni: ne ha 38 per il registro acuto e 33 per il grave. Ogni tasto emette un suono, e per comporre un accordo è necessario premere più tasti contemporaneamente.


Il bandoneón di Alfred Arnold è molto famoso! Molti dei bottoni del bandoneón diatonico (o meglio bisonoro) generano note diverse quando premuti aprendo il mantice rispetto a quando sono premuti durante la chiusura. Ciò significa che ogni gruppo di tasti ha in effetti due schemi di esecuzione: uno per le note in apertura ed uno per le note in chiusura. Giacché i tasti di pertinenza di una mano sono differenti da quelli dell'altra mano, si devono dunque imparare quattro differenti posizioni dei tasti per riuscire a suonare lo strumento.
Inoltre, nessuno di tali schemi presenta una sequenza scalare di note, alcuni dei tasti adiacenti sono disposti a formare triadi: per esempio, i bottoni sotto tre dita vicine possono produrre i suoni LAb, DO e MIb quando lo strumento è compresso, e SOL, SIb e REb quando è aperto. Questo rende più facile eseguire una semplice melodia con I-V armonia, ma abbastanza difficoltoso suonare dei passaggi scalari elaborati.

Il bandoneon di Castellina
Il bandoneón cromatico ha una struttura interna ed esterna sostanzialmente identica al bandoneón diatonico, ma la corrispondenza tra bottoni e suoni è diversa: premendo un bottone si ha la stessa nota sia aprendo il mantice che chiudendolo. La disposizione dei bottoni segue una logica cromatica, per cui la progressione avviene per gruppi di tre bottoni tipo DO-DO#-RE poi RE#-MI-FA, eccetera.
Il bandoneón è conosciuto fra i tangueros come "fuelle", "mantice, soffietto": e il fuelle è l'anima delle orchestre di questo genere. Un tango di Pascual Contursi (testi) e Juan Bautista Deambroggio (musica), composto nel 1928 e che Carlos Gardel incorporò nel suo repertorio, tratta già il bandoneón come un figlio adottivo: "Bandoneón arrabalero, / viejo fuelle desinflado, / te encontré como a un pebete / que la madre abandonó" ("Bandoneón dei sobborghi, vecchio soffietto sgonfio, ti ho incontrato come un bimbetto che la madre ha abbandonato"). Il bandoneon è conosciuto nel mondo per le incisioni del famosissimo Astor Piazzolla, che verrà sempre associato a questo strumento oltre che per le sue collaborazioni con le più famose star del panorama internazionale. Il nuevo tango di Piazzolla è diverso dal tango tradizionale perché incorpora elementi presi dalla musica jazz e fa uso di dissonanze e altri elementi musicali innovativi; Piazzolla ha inoltre introdotto, a partire dal "Conjunto Electronico", l'uso di strumenti che non venivano utilizzati nel tango tradizionale, come l'organo Hammond, il flauto, la marimba, il basso elettrico, la batteria, le percussioni, la chitarra elettrica. Con questo organico, integrato dalla sezione d'archi, nel maggio 1974 ha realizzato a Milano Libertango, uno dei suoi dischi più noti.

La cover originale del 45 giri dei Kaoma
Dopo un periodo di oblio, arriva il ballo proibito: la Lambada, forse precorrendo troppo i tempi in un'Italia che, sebbene reduce dai libertini anni 80... "Lambada" è il nome di un ballo brasiliano omonimo della canzone Lambada. Si ritiene che la melodia nasca dalla musica zouk tipica delle Antille.
È un ballo fortemente erotico dove le gambe dei due ballerini sono disposte in modo che una coscia di ciascuno dei due partner finga di sfregare sugli organi sessuali dell'altro partner durante la danza. Si diffonde in tutto il mondo alla fine degli anni ottanta, quando la canzone Lambada, cantata in portoghese dal gruppo francese Kaoma, vende più di cinque milioni di dischi in tutto il mondo nel 1989. Lo strumento caratteristico utilizzato era il bandoneon. In tal caso però si trattò di una traduzione non autorizzata e adattata al ritmo di lambada di "Llorando Se Fue" (1984; Piangendo fuggì), un brano acustico del gruppo di musica andina boliviana, Los Kjarkas, che intentarono e vinsero un processo per plagio. Infatti il vero autore della canzone è il boliviano Ulises Hermosa Virreira, leader del gruppo "Los Kjarkas", morto di leucemia nel '92. Ci fu anche un film dedicato alla Lambada ma nonostante una trepidante attesa da parte del pubblico, non ebbe molto successo.
Qui la tradizione argentina venne riscoperta alla fine del 1989 da Roberto Giraldi in arte Castellina (dal nome del paese di origine) con un brano per le discoteche Madame Cin Ciù (lambada), in contemporanea con la Lambada ufficiale dei Kaoma... e successivamente dal 1994, io stesso prendo questo fardello, proprio in un periodo difficile in cui la Lambada iniziava a tramontare, qualcosa dentro di me diceva "quel ballo in disuso non può portare con sè nel dimenticatoio anche il bandoneon"... anche se oggi esistono tantissimi bravi e giovani talenti che in seguito si sono lasciati trasportare dal fascino di questo strumento. Possiedo sia il bandoneon originale di Roberto Giraldi (cromatico) che uno strumento Made in Castelfidardo per il mercato degli Stati Uniti, chiamato "Stradivarius" (diatonico), molto spettacolare ma difficilissimo da suonare (oltre che molto pesante)... l'estetica invece è davvero curatissima ed accattivante!

Il bandoneon Stradivarius di Massimo Castellina
Questo Stradivarius, oltre all'amplificazione interna, ha anche due registri (cosa insolita tra i bandoneon), l'ampio mantice rifinito con celluloide bianca, disegni perfetti, incastonatura delle perline fatta a dovere, meccanica perfetta, voci italiane molto potenti e armoniose, valigia per supporto piede molto resistente. Questo strumento particolare, dalle melodie quasi diaboliche porterà per sempre con sè un'aura di mistero e di fascino peccaminoso... proprio come il tango argentino.
Massimo Castellina